Qualche settimana fa, nel bel mezzo dell'estate (quindi con qualche mese di ritardo rispetto al solito), mi è arrivata a casa l'abituale richiesta di pagamento della quota annuale SIAE (cui sono iscritto da una decina d'anni come autore, ovviamente sezione musica).
La principale novità di quest'anno (di cui peraltro si aveva avuto sentore da mesi) è un importante aumento della quota associativa, passata dai 90 euro circa del 2012 agli oltre 150 attuali.
Chiaro che per i tanti iscritti che, come il sottoscritto, non vivono scrivendo musica, si tratta di un aumento notevole.
Al contrario delle numerose le critiche mosse spesso e da più parti alla SIAE, personalmente mi sento di esprimere un giudizio tutto sommato positivo sui servizi offertomi in questi anni, per quanto ne abbia usufruito in misura molto limitata.
Ma la questione è appunto questa.
La SIAE è nei fatti un'associazione di rappresentanza per certe categorie professionali (autori, editori ecc...), di certo non peggiore nel funzionamento di vari ordini professionali (provare per credere), alla quale però, per tanti motivi, risultano iscritti un numero importante di soci che professionisti non sono.
150 euro possono essere una cifra accettabilissima per chi lavora con la musica ed usufruisce effettivamente dei servizi SIAE, non lo sono per chi scrive e suona musica puramente per divertimento e passione. Eppure molti degli iscritti rientrano, in parte o del tutto, nella seconda categoria. Autori che magari, come me, si sono associati con la - discutibile - idea di voler tutelare alcune proprie opere, o talvolta con la speranza di poter trasformare un giorno una passione se non in un lavoro in un “mezzo lavoro”.
Questa quota elevata di iscritti non professionisti è un anomalia per un'associazione professionale. Difficilmente troverete una qualsiasi altra associazione di categoria professionale dove una parte consistente degli iscritti svolge quella stessa attività a livello solo amatoriale, campando quindi di tutt'altro.
La scelta più razionale e semplice, per i tanti che come me fanno musica solo per passione e non per lavoro, è probabilmente quella di cancellarsi da un'associazione professionale di questo tipo.
Ma un'altra soluzione, secondo me auspicabile, sarebbe quella di creare una serie di fasce di costi di iscrizione legate agli introiti dell'attività degli autori: tipo (quote di fantasia), 30 euro per chi ha ricavi nulli, 70 per chi ha ricavi molto bassi, 150 per chi svolge quest'attività come professione, e una cifra ancora maggiore per chi ha ricavi molto importanti (pochi, al giorno d'oggi immagino).
Personalmente non ho ancora deciso se continuare a rimanere iscritto, o lasciare che il rapporto associativo decada (da quanto dice la lettera della SIAE, semplicemente non pagando la quota dovuta entro fine anno, si viene automaticamente cancellati dall'associazione).
Certo rimango dell'idea che una soluzione migliore a questo forte aumento generalizzato si poteva e si doveva trovare.