Come molti di voi sapranno non vi è alcun corso di audio design o di tecniche di registrazione che non si occupi in maniera approfondita della ripresa della batteria, dato che un buon audio engineer deve essere a conoscenza di tutti quei preamboli che consentono fin dall’inizio di ottenere una timbrica vincente per la produzione in studio.
Fra le motivazioni che mi spingono a voler dedicare particolare attenzione a questo strumento c'è in primis un interesse personale al riguardo (sia come fonico in sede di ripresa, che come esecutore nel tempo libero), in secondo luogo la constatazione di una nota dolente: negli ultimi anni molti dischi globalmente validi dal punto di vista sonoro, vengono danneggiati da un drumkit che resta indietro e non spinge a dovere.
Noi bravi home recorders dobbiamo avvalerci dei migliori espedienti per reggere il confronto con l'utenza degli studi di produzione più grandi, nonché per superare limitazioni intrinseche di un contesto home studio - tipicamente quelle legate all'acustica e al rumore, compreso l'evitare di incorrere in problemi con il vicinato, l'infrazione di norme varie ecc...
Dividiamo la trattazione in due parti distinte, rispondenti ad approcci altrettanto diversi: ripresa di un set acustico, uso di strumentazione elettronica e librerie digitali.
Registrazione di un drumkit acustico
Questa soluzione garantisce il risultato più autentico, ma racchiude anche un maggior numero di insidie delle quali bisogna tener conto:
- Isolamento acustico corretto dell’ambiente di ripresa (onde evitare di creare disturbo e, di conseguenza, condizionare chi suonerà la batteria).
E' importante prevenire eventuali problemi con il vicinato, anche per impedire che il batterista si senta in difficoltà, rischiando così di non dare l’intensità giusta al brano che andrà a suonare.
- Adeguato trattamento acustico dell’ambiente di ripresa, con soppressione di riverberazioni eccessive o rimbombi (mediante bass traps - trappole acustiche - e pannelli piramidali).
Un buon ambiente di ripresa, trattato acusticamente in maniera corretta, sarà in grado di rendere il suono generale molto più equilibrato ed apprezzabile, riducendo la necessità di interventi correttivi in fase di missaggio.
Si possono utilizzare diverse strategie per migliorare un ambiente e ridurre le riverberazioni in eccesso: pannelli in plexiglas per isolare acusticamente la fonte sonora; tende disposte a formare un arco convesso a soffitto per ridurre le riverberazioni; mobili morbidi quali sofà o poltrone per "asciugare" la stanza dalle frequenze basse in eccesso.
- Verifica dell’efficienza del drumkit di riferimento, con controllo delle pelli, delle meccaniche e dello stato dei piatti.
Su questo aspetto mi scontro spesso con i batteristi: un drumkit che già di suo suona acusticamente male non avrà mai una resa accettabile, a meno che non si opti per una sostituzione dei suoni dei singoli fusti mediante triggering.
- Scelta corretta dei microfoni e del loro posizionamento.
Per quanto sia universalmente nota l’inesistenza di regole fisse circa la scelta di un preciso modello di microfono rispetto ad un altro, è comunque bene considerare alcune norme generali che possono aiutare a conseguire un risultato più semplice da gestire, tenendo ovviamente presente che ad ogni specifico elemento del kit corrispondono delle frequenze base di riferimento da cui conseguono le caratteristiche del microfono adatto alla relativa ripresa.
Per la grancassa il microfono ideale dovrà garantire una risposta ai transienti tendenzialmente secca, ed avere la sua frequenza di riferimento nel tratto che oscilla fra i 70 e i 100 Hz. Un esempio è lo Shure Beta 52.
Il microfono andrebbe sempre posizionato fuori asse rispetto al battente, altrimenti lo spostamento d'aria prodotto dallo stesso potrà causare distorsione e ovattatura degli attacchi.
Sul rullante si può già allargare il range di scelta per quanto riguarda la risposta ai transienti, rimanendo comunque nell’ambito di un microfono frequenzialmente abbastanza neutro. Ad esempio: Shure SM57 (dinamico) o Shure SM81 (a condensatore).
Il microfono della pelle battente andrebbe predisposto alla registrazione con la capocchia poco sopra al bordo rivolta in linea d’aria verso il centro della pelle stessa, così da eludere l’eccesso di legnosità derivante dal bordo del rullante.
Per quanto riguarda il microfonaggio della pelle risonante (ovvero da sotto) il posizionamento è simile, ma onde evitare problematiche di cancellazione di fase fra le due riprese del rullante (problematiche che porterebbero a un suono secco e privo di corpo), dovremo:
- in ambiente software, ritardare di pochi millisecondi il segnale della pelle risonante;
- su un banco analogico, utilizzare l'inversione di fase (è un tasto con simbolo Ø) sul canale della pelle risonante.
Circa i rack toms (escludendo il timpano) ci si può rifare a quanto già detto per il rullante, solo restringendo il campo a microfoni dinamici e posizionando la capocchia più diretta sul bordo.
Per i timpani consiglio sempre di utilizzare microfoni da grancassa, che dovranno essere rivolti al bordo del fusto.
La registrazione dei piatti richiede l’uso di microfoni a condensatore proprio per la risposta brillante che li contraddistingue. Fra i modelli più utilizzati segnalo Shure SM81, Neumann KM184, Neumann U87 e AKG C414.
Per la tecnica di ripresa si possono adottare diverse soluzioni; mi limito a segnalare quelle che reputo migliori:
- Tecnica ravvicinata: due microfoni a condensatore sono posti ad un’altezza massima di 50 cm dai piatti, agli estremi del kit. Tale configurazione conferisce una sonorità molto presente e diretta, tralasciando l’aspetto d’ambiente.
- Tecnica distanziata: due microfoni a condensatore sono posti ad un’altezza tra i 50 e i 150 cm dai piatti, agli estremi del kit. Tale configurazione conferisce una sonorità molto spaziale ed aperta, riducendo l’intensità dei rientri.
- Tecnica X/Y: due microfoni a condensatore sono posti frontalmente al set ad una distanza compresa tra i 50 e i 100 cm, distanza comunque tale da ottenere un angolo che, formato dall'incrocio dei due microfoni stessi uno sopra l’altro, comprenda idealmente tutto il drumkit. Tale tecnica conferisce una timbrica presente e controllata, riducendo drasticamente i rientri (molto apprezzata nel rock).
- Tecnica selettiva: si inserisce un microfono a condensatore a metà tra un piatto e l’altro, leggermente direzionato verso la parte inferiore del piatto stesso (in modo da ridurre l’incedere dei colpi della bacchetta), oltre a microfoni per ride e charleston. Questa tecnica offre la migliore resa, ma è molto dispendiosa (in termini di tempo e di denaro) e richiede una sapiente scelta sia dei piatti che dei microfoni.
Registrazione mediante drumkit elettronico o controller MIDI
Questa soluzione è molto più abbordabile, ed è quella per la quale ci troveremo verosimilmente a optare in ambito home studio.
Oggigiorno le batterie elettroniche sono in grado di regalare, unitamente con adeguate librerie software, un’esperienza di ascolto e di esecuzione tale da non far rimpiangere l’uso di batterie acustiche. Ma come ogni espediente, ci sono delle problematiche da tenere presenti:
- Facile riconoscibilità: il suono, ad esempio, di EZdrummer Drumkit from Hell, è immediatamente riconoscibile: bisogna quindi elaborarlo in maniera sapiente, abbinando anche più strumenti VST insieme per dare personalità ai samples.
- Feeling robotico: è importante lavorare affinché le nostre parti di batteria suonino il più possibile umane. Pur quantizzando le parti stesse (cioè mettendole in griglia perfettamente), conviene sempre far sì che il software modifichi in maniera casuale la posizione dei singoli colpi, allontanandoli dalla griglia di pochi millisecondi.
- Possibilità di infrangere il limite del possibile: ricordate sempre che quando programmate una parte di batteria elettronica dovete pensarla come se a suonarla fosse un batterista, tenendo conto quindi del possesso di soli quattro arti (in tal senso osservare un batterista dal vivo può aiutare tantissimo, se siete alle prime armi).
Il mercato è pieno di software/librerie di batteria convincenti; mi limito a citare qualche esempio:
- EZdrummer di Toontrack (www.toontrack.com)
- Addictive Drums di XLN Audio (www.xlnaudio.com)
- Abbey Road Drums di Native Instruments (www.nativeinstruments.com)
- Steven Slate Drums 4 (www.stevenslate.com)
Edoardo Napoli – EPN Studios
https://www.youtube.com/channel/UCl1fdx8lZYrma-8cmCyz6WQ