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Google MusicDopo mesi di indiscrezioni e infinite voci di corridoio, è arrivata la presentazione del nuovo servizio musicale di Google, ovvero Music.
Sebbene ancora (ovviamente) in beta e disponibile al momento solo negli Stati Uniti, il servizio permette ad ogni utente registrato di caricare la propria collezione musicale sui server di Music, per poterne poi usufruire tramite qualsiasi computer (ma anche cellulari e tablet basati su Android) collegato alla rete.
Music, che dovrebbe offrire al singolo utente uno spazio di archiviazione per circa 20000 canzoni, offre varie funzionalità per gestire la propria raccolta musicale online, sincronizzarla con quella sul disco fisso del computer, fare playlists ecc.... il servizio promette inoltre di riuscire a creare velocemente delle playlists in automatico, sulla base delle preferenze e i dei gusti musicali dell'utente.

In realtà, sembra che l'idea iniziale alla base di Google Music fosse diversa, e andasse ben oltre uno spazio di archiviazione remoto: la musica caricata, avrebbe dovuto essere parte di un enorme database accessibile ad ogni utente, database dal quale Music avrebbe potuto costruire (o suggerire) playlists coerenti con i gusti del singolo ascoltatore stesso, portandolo a scoprire nuova musica, nuove canzoni ecc... per certi versi, qualcosa di simile a una versione musicale di YouTube: un grandissimo, quasi universale, archivio musicale online.
Non essendo riuscita a trovare un accordo con le major discografiche (che avrebbero dovuto in qualche modo guadagnare da questi ascolti in streaming), Google ha reso (almeno per il momento) Music un servizio limitato alla collezione musicale del singolo utente.
Per lo stesso motivo, a differenza di progetti simili come Amazon Cloud Drive, Google Music non consente al suo interno l'acquisto di canzoni in formato digitale per espandere la propria raccolta.

Nell'attesa che arrivino maggiori informazioni su Music, e che il servizio sia disponibile anche fuori dagli USA, devo dire che personalmente continuo a rimanere perplesso sull'ennesimo approccio fondamentalmente quantitativo alla fruizione musicale; fruzione che, almeno sul piano teorico, dovrebbe essere anche (se non solo) fruzione di una forma d'arte.
L'era della musica liquida e digitale, insieme agli indubbi - tanti - vantaggi, sta contribuendo a rendere l'ascolto un'attività sistematica, routinaria, quasi automatica: "tonnellate" digitali di MP3 da digerire, più che da ascoltare.
Sentire tutto, per non ascoltare nulla.
O forse no? (AB)