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Prima della musica liquida: breve storia dei supporti audio

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musicassetteNegli ultimi anni, in seguito alla diffusione dei formati audio digitali compressi, sta progressivamente perdendo consistenza quella relazione, un tempo decisiva, fra musica e specifico supporto fisico. Tralasceremo di affrontare (in questo articolo) l'analisi critica di un fenomeno che, inevitabilmente, mescola luci ed ombre, ponendo questioni che trascendono il piano strettamente tecnico per scivolare in quello artistico, culturale e sociale.
Ci dedicheremo piuttosto a prendere brevemente in esame quelli che sono stati, prima dell'avvento della musica liquida, i principali supporti fisici per l'audio.

La musica è qualcosa che, a differenza di altre forme artistiche e creative, tende per sua stessa natura all'immaterialità, alla temporaneità, all'effimero; vibrazioni nell'aria che, una volta passate, sembrano svanire nel nulla. E in antitesi a questa immaterialità da sempre, l'uomo, ha cercato di catturare, di fermare nella materia il suono.
La storia dei supporti audio è, dunque, la storia di questa ricerca.

La preistoria della musica: prima del vinile

Possiamo individuare nel fonografo il primo sistema in grado di registrare e riprodurre suoni.
Una primissima forma di fonografo, definito in realtà fonoautografo, nasce nel 1857 per opera di Leon Scott de Martinville; l'apparecchio si limitava in realtà a trascrivere graficamente le onde sonore su un supporto materiale (vetro annerito con fumo prima, carta poi), ma non era capace di riprodurre da queste suoni.

Il fonografo vero e proprio arriva invece nel 1877, ed è invenzione dell'americano Thomas Edison. Il supporto per la registrazione (e la riproduzione), inizialmente un foglio di stagno, era di forma cilindrica. Dieci anni più tardi fu il tedesco Emilie Berliner a introdurre la scrittura e la riproduzione su disco, invece che su cilindro. Per qualche tempo vennero proposte in commercio registrazioni in ambedue i formati (disco e cilindro), ma nei primi anni del 900 il disco incontrò un successo e una diffusione sempre maggiori, diventando poi l'unico supporto sul mercato.
Nel 1925 viene ufficialmente introdotto uno standard per la velocità dei dischi: 78 giri al minuto.

Il giradischi e i dischi in vinile

vinileGli originali dischi in gommalacca a 78 giri vengono sostituiti, a partire dal 1948, dai dischi in PVC (cloruro di polivinile, materiale più flessibile e resistente della gommalacca) a 33 giri: caratterizzati da un solco inciso di dimensioni nettamente minori (si parla infatti di microsolco), portarono la durata della registrazione oltre i 25 minuti per facciata, con un significativo incremento della stessa qualità audio.
Oltre agli LP (Long Playing) da 25-30 minuti per facciata, si diffusero anche i dischi a 45 giri (circa 5 minuti per facciata) e, per qualche tempo, furono sul mercato anche gli LLP a 16 giri (circa 60 minuti per facciata).
Sebbene fin dagli anni 30 fossero state ideate soluzioni tecniche per l'incisione e la riproduzione su due canali, la commercializzazione dei dischi sterofonici si affermò solo a partire dagli anni sessanta.

I dischi in vinile sono prodotti a partire da matrici metalliche mediante un sistema di stampaggio a caldo. Nel processo di incisione, in base alle caratteristiche tecniche del supporto stesso, viene utilizzato uno specifico filtro standard per attenuare la presenza di basse frequenze; nella riproduzione mediante giradischi, in fase di preamplificazione viene quindi applicata un'equalizzazione opposta (equalizzazione RIAA), che esalta la gamma bassa e attenua dolcemente gli alti contribuendo al sound caldo e morbido caratteristico del supporto.

La riproduzione dei dischi, tramite il giradischi (in origine chiamato grammofono), è ovviamente analogica: una puntina (in diamante o altro materiale sintetico) a contatto con il disco che ruota, vibra sulla base delle irregolarità presenti sul supporto stesso, vibrazioni che vengono quindi convertite in segnale elettrico.
La qualità audio è elevata e, in impianti di alto livello, viene ritenuta da molti appassionati superiore a quella del CD.

Indissolubilmente legato al disco in vinile (e in modo particolare all'LP) è il packaging: le copertine divengono parte dell'oggetto artistico stesso, grafiche e fotografie sono associate per sempre al contenuto musicale dell'album.

Musicassetta

musicassettaLa musicassetta viene immessa sul mercato dalla Philips nel 1963. L'audio è inciso su un nastro magnetico contenuto all'interno di una struttura in plastica.
Sebbene la qualità audio fosse inizalmente scarsa e poco adatta all'ascolto musicale, questa aumentò progressivamente a partire dagli anni settanta, sia per le evoluzioni nella tecnologia del nastro magnetico stesso, sia come conseguenza della diffusione sul mercato di impianti per la riproduzione sempre migliori.
La musicassetta, come il disco, prevede un lato A e un lato B, dove possono essere contenute due tracce stereo (una per lato); la lunghezza del nastro, più sottile all'aumentare della stessa, è misurata in minuti (lato A+lato B; compresi fra i 30 e i 120 minuti i formati a maggiore diffusione).

Uno dei vantaggi fondamentali della musicassetta rispetto al disco in vinile è la disponibilità, anche su impianti economici, della registrazione audio: per la prima volta è offerta anche a livello amatoriale la possibilità di registrare audio, duplicare altre musicassette (o riversarvi audio da altre sorgenti), realizzare compilation personalizzate.
La cassetta rimarrà, a livello domestico, il supporto principale in questo senso fino alla diffusione dei masterizzatori per CD-R, verso la fine degli anni novanta.

I riproduttori di musicassette si diffondono fin dagli anni 70 anche sulle autoradio, mentre nel 1979 Sony introduce il Walkman, registratore portatile che avrà grandissimo successo commerciale.

In linea di massima, la qualità audio della musicassetta, anche nelle sue evoluzioni migliori, è generalmente considerata inferiore a quella del disco in vinile e del CD.

DAT

Caso a sé rappresenta il DAT (Digital Audio Tape), nastro digitale sviluppato da Sony e Philips, immesso sul mercato nella seconda metà degli anni ottanta. Sebbene offrisse una qualità audio elevata (paragonabile a quella del CD), il suo utilizzo è rimasto sostanzialmente confinato all'ambito professionale.

Compact Disc

Compact DiscIl CD audio (Compact Disc Digital Audio) è introdotto da Sony e Philips nel 1980. Nato fondamentalmente come supporto prestampato (quindi di sola lettura), è costituito da un disco di piccole dimensioni (12 cm di diametro) in materiale plastico, contenente uno strato metallico; il suono è memorizzato in formato digitale praticando microcavità sulla superficie metallica del disco stesso, poi ricoperta da una pellicola protettiva.
La lettura del disco è ottica, ed è realizzata mediante un raggio un laser che viene riflesso in base alle caratteristiche della superficie del CD.
I CD audio prevedono audio stereofonico campionato a 44.1 kHz e 16 bit, per una durata massima di 74 minuti.

Il CD si è imposto, nel corso degli anni 80 e 90, quale nuovo formato di riferimento per l'ascolto musicale, sostituendo a livello commerciale il disco in vinile prima, e la musicassetta poi (con la diffusione a livello domestico dei masterizzatori per CD-R).

La qualità audio è elevata e caratterizzata da un audio estremamente pulito e dettagliato, sebbene molti audiofili lamentino la mancanza del sound caldo e morbido tipico dei sistemi analogici.
In particolare, i compact disc di prima generazione sono stati spesso accusati di eccessiva freddezza e sbilanciamento verso le alte frequenze, problematiche che si sono decisamente attenuate a partire dai primi anni 90, con l'introduzione di processi di mastering a 20 e 24 bit.

MiniDisc

MiniDiscLanciato dalla Sony nel 1992 con l'intenzione di trovare un sostituto moderno alla musicassetta (al tempo era impossibile masterizzare CD a livello domestico), il MD offriva una qualità audio molto vicina a quella del compact disc, unita alla possibilità di registrare e cancellare il contenuto un numero quasi infinito di volte, oltre a poter compiere alcune operazioni di editing sull'audio stesso.
Pensato anche come soluzione ideale per l'audio portatile, il MD racchiude e protegge il disco vero e proprio in una struttura di plastica rigida di piccole dimensioni (circa 7 cm per lato).
Il MD è un supporto magneto-ottico, dove l'audio è memorizzato in formato digitale compresso (ATRAC, un algoritmo proprietario di Sony); un disco può contenere fino a 74 minuti di musica.

Il MiniDisc, nonostante l'indubbia versatilità e l'ottima qualità audio, non ha mai ottenuto il successo sperato: da un lato la diffusione dei masterizzatori per CD-R a livello domestico prima, e dei formati audio liquidi poi, ne hanno ridimensionato i vantaggi sul piano pratico; dall'altro, l'elevato costo dei registratori MD ne ha limitato la diffusione durante gli anni 90.

Commenti 

 
#1 Alessandro 04-09-2011 13:33
per completezza, si potrebbero citare anche il DVD audio e il Super Audio CD, proposti come successori del compact disc, in sostanza due flop sul piano commerciale
 
 
#2 David 04-09-2011 15:55
è vero; il limite principale di questi supporti è che nella pratica non offrono (offrivano) una qualità significativame nte diversa dal CD su un impianto HI-Fi domestico, anche di ottimo livello