Parte in queste settimane in Trentino Alto Adige la sperimentazione ufficiale per le trasmissioni radio in standard DAB (o meglio DAB+) in Italia; si tratta in sostanza della - tante volte annunciata - radio digitale, che stando a quanto promesso, dovrebbe portare la qualità CD anche nella radiodiffusione.
Ma al di là dei facili entusiasmi e dei toni solenni di certe dichiarazioni alla stampa, vale forse la pena di approfondire un po' l'argomento.
Lo standard DAB
Il DAB (Digital Audio Broadcasting) è una tecnologia di trasmissione in digitale che nasce da un progetto europeo degli anni 80, e trova le sue prime applicazioni verso la metà degli anni 90. I principali vantaggi di questo sistema rispetto alle tradizionali trasmissioni analogiche in FM, almeno sulla carta, erano:
- maggiore qualità audio e minori problematiche di disturbi e interferenze
- ricerca automatica della fonte in funzione della posizione del ricevente
- integrazione di servizi multimediali più sofisticati
- possibilità di avere più segnali sullo stesso canale (multiplazione) senza interferenze fra gli stessi
Nella pratica, nonostante l'impegno di alcuni paesi nella diffusione del nuovo standard (in particolare la Gran Bretagna), il DAB non è mai decollato, rimanendo sostanzialmente una rivoluzione mancata. I motivi di questo flop sono probabilmente molteplici, ma fra i principali possiamo evidenziare:
- qualità audio inferiore alle promesse: la tecnologia DAB adottava lo standard MP2 quale codec, ovvero MPEG-1 Audio Layer 2, progenitore del ben più celebre MP3. Sebbene all'epoca fosse allo stato dell'arte, nella pratica il salto di qualità rispetto alla trasmissione FM era spesso tutt'altro che abissale; aggiungiamo poi che negli anni successivi questo codec venne velocemente sostituito da tecnologie in teoria più efficienti, così da risultare presto vecchio.
Ma più che un limite del codec in sé, i problemi vennero dal fatto che la gran parte delle trasmissioni utilizzavano bitrate relativamente bassi (in genere 128 kb/s); inoltre, per ammortizzare i costi (notevoli nelle fasi inziali), molte stazioni sfruttavano in maniera eccessiva la sopracitata multiplazione, così che la condivisione di un unico canale di trasmissione finiva per risultare in una qualità audio relativamente bassa, non di rado percepita come inferiore a quella FM (la situazione era comunque molto eterogenea) - scarso interesse per i servizi multimediali: al di là degli oggettivi limiti in questo senso di molti apparecchi per la ricezione degli anni 90 e primi 2000 (quale la mancanza di schermi integrati adeguati), il dato di fondo è che, probabilmente, l'offerta di contenuti multimediali (immagini, testi ecc... oltre all'audio) entra in conflitto con il concetto stesso di radio. Chi ascolta la radio vuole, in fin dei conti, ascoltare, spesso mentre sta facendo altre cose, ed è probabilmente poco interessato a contenuti diversi dall'audio, disponibili più comodamente ed in infinita quantità attraverso altri media, da quelli informatici alla TV
- scarsa diffusione degli apparecchi per la ricezione in DAB
- elevati costi iniziali per le emittenti radiofoniche, problematici soprattutto per le realtà di piccole e medie dimensioni
DAB+: basterà, o è ormai troppo tardi?
Alcune delle problematiche sopra esposte, vengono risolte dallo standard DAB+, introdotto a partire dal 2006. Questa nuova evoluzione non è compatibile con DAB, ma alcuni vecchi apparecchi possono essere aggiornati tramite un update del firmware.
Fra i miglioramenti più importanti, troviamo l'adozione del codec HE-AAC v2, definito come MPEG-4, che sulla carta può offrire una qualità audio superiore.
Ma al di là delle questioni legate ai costi, all'interesse per le nuove offerte di contenuti non audio tutto da verificare, e alla necessaria diffusione dei nuovi apparecchi, questioni che rimangono attuali, la domanda che ci si può porre è se questo standard per la trasmissione radiofonica in digitale non nasca già superato dai tempi. In una prospettiva che vede la connettività wireless a banda larga disponibile più o meno ovunque, con la conseguente possibilità di una trasmissione radiofonica di massa via internet, le chances di successo per una tecnologia di trasmissione specifica appaiono incerte.
Ma del resto, la risposta definitiva, potrà darcela solo il futuro.